La conseguenza principale in un contesto di epidemia, pandemia, guerra batteriologica e tutto il resto è l’irrazionalità, il perdere la testa con conseguente reazione immotivata.
Questo è il contesto in cui stiamo vivendo da quando il corona virus (Covid 19 per gli amici) è arrivato in Italia. Dov’è il paziente zero? Sei tu? Sei stato in Cina? Sei stato al ristorante cinese di Codogno nella zona rossa?
Basterebbe vedere qualche film di George Romero – il padre del cinema zombie – oppure riguardarsi Io Sono Leggenda o Contagion, per capire come non sia tanto il virus ad uccidere quanto l’irrazionalità e quella fantastica voglia di disobbedire.
Prendiamo un caso ipotetico, una sotto narrazione secondaria di un altrettanto ipotetico film zombie dove il nostro focus non è sul protagonista (ovvero quello che si salva) ma sui personaggi di contorno.
Dunque, nella sotto narrazione vediamo gruppo di persone chiuse da qualche ora all’interno di un supermercato preso d’assedio da zombie famelici ma lentissimi. Il nostro obiettivo si restringe poi su una comparsa in particolare, ovvero, quella che inizia a sbuffare, ad agitarsi fino ad arrivare inevitabilmente al momento dello scontro con il nostro protagonista (in qualità di capo).
Il protagonista predica clama, dice che bisogna aspettare, che è del tutto inutile correre fuori anche perché non possiamo sapere quello che ci aspetta.
La comparsa risponde un qualcosa come “meglio morto che chiuso qui a marcire con voi”. I due discutono animatamente mentre altre comparse esprimo dubbi e dissenso e il co-protagonista sposa la linea dell’azione del suo quasi pari ruolo.
Morale (non moraleggiante): la comparsa fugge forzando l’entrata principale che i compagni di assedio avevano precedentemente sbarrato con pallet ecologici e bio rispettosi. Esce nel piazzale e dopo una corsa di qualche metro viene mangiato vivo. I compagni devono subito chiudere l’ingresso e uno di loro, uno che non c’entrava niente, uno con l’aria bonaria e sempre allegro, viene morso. Ora il contagio è dentro il supermercato.
(Scena del supermercato tratto dal film Dawn of the Dead, di George Romero (1978))
Ecco, in questo momento di difficoltà del supermercato Italia, inizia a serpeggiare l’irrazionalità, il decisionismo auto lesivo e lo scontro fratricida (con delle esagerazioni si intende). Comunque la polemica perenne e lo stato di nervosità.
Visto che riconduco tutto al calcio, e con calcio di solito poi (mi) spiego ciò che succede nel mondo attorno, l’episodio avvenuto ieri tra Bonucci e Matuidi è paradigmatico (Lione-Juventus, ottavi di Champions League). Due compagni di squadra che dimenticano, uno in particolare, l’appartenenza alla stessa squadra e lo stesso obiettivo. Un compagno che approfitta dell’assenza dell’allenatore per arrogarsi il diritto di sentirsi migliore.
Durante il riscaldamento infatti Bonucci ha rimproverato platealmente il francese per lo scarso impegno e per la mancanza di concentrazione inscenando poi una plateale lavata di capo nei confronti del compagno. La cosa non è passata inosservata dal momento che è avvenuta a favore di telecamera.
Morale (moraleggiante): Matuidi in panchina e Bonucci in bambola di fronte ad un avversario che in Italia lotterebbe per i preliminari di Europa League (Milan permettendo).
Quello che non doveva succedere è successo, ovvero ha prevalso l’irrazionalità come scenata scomposta nel momento sbagliato. È questo quello che stiamo vivendo e mi auguro che è quello che sapremo superare.