Eccoci di nuovo a parlare di Brasile 14 e a presentare una per una le squadre che parteciperanno al mondiale. Oggi mettiamo l’accento sull’ultima sillaba: parliamo della Francia.
Diciamocelo chiaro e tondo: non è più la Francia di qualche anno fa. Nonostante qualche nome di spicco (come non citare Grenier e Ruffier, che sembrano due prodotti per capelli degli anni ’90?), non siamo più di fronte all’armata transalpina che vinceva le partite e i tornei semplicemente urlando “chicchirichì”. I tempi sono cambiati.
Alla squadra di Deschamps non mancano certo i problemi, ma l’ex bianconero ha una filosofia bene precisa: i panni sporchi si lavano in casa; per questo all’esterno fa trapelare poco e in gruppo ha portato il portiere Landreau: magari è una pippa, ma ha il nome che ricorda una lavanderia.
“Venite a far la biancheria da Landreau: che più bianco non si peau!”
Ciò detto, al trio delle meraviglie Ribery (se resuscita), Pogba e Benzema si aggiungono altri giocatori in un buon mix di esperienza e gioventù: Valbuena assicura velocità e hamburger di soia, Varene è una scelta di komodo ma può tornare utile, Debuchy pensavamo fosse morto e invece no, Mavuba si chiama Rio e quindi si adatterà presto alle località brasiliane(gli basterà farsi una passeggiata in Giroud), e infine uno dei quattordicimila Sissoko è comunque in gruppo per la legge dei grandi numeri. A questi si aggiunge ovviamente Mangala, che i difensori italiani conoscono bene perché lo nomina sempre Conte quando vuole che Bonucci non prenda la palla.
Qualcuno dice che questi bleus possono vincere il mondiale. Campa Cabaye…
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