Roma-Inter: le pagellonze.

Finisce il posticipo, ma non la giornata di Serie A: Roma-Inter chiude la domenica di partite in attesa del post-posticipo di domani. Sotto la pioggia che bagna l’Olimpico, i giallorossi rifilano 4 pere ai nerazzurri, ancora in cerca di un’identità nonostante l’arrivo di Mancini. Lo staff di Palle di cuoio stila dunque le pagelle dei migliori e dei peggiori di questa partitella serale, finita 4-2.

M’Vila, 8: a nascondino è un vero asso, imbattibile: per tutta la partita rimane completamente in ombra e ci accorgiamo di lui solo quando viene sostituito. In una parola, fantomatico!

Dodo, 7: un vero signore, maestro di gentilezza e di buone maniere: se sorvoliamo il momento in cui tenta di staccare una gamba a De Rossi, si contraddistingue per lasciare sempre il passo a Gervinho. Un vero gentiluomo apre le porte alle signore, lui apre autostrade all’ivoriano, che da quella parte fa un po’ quel cavolo che gli pare.

Gervinho, 6: per il gol e la prestazione esuberante meriterebbe qualche voto in meno; si guadagna la sufficienza per la puntualità con cui si beccare in fuorigioco, neanche fosse Inzaghi. Arriva sempre prima di tutti sul pallone: forse perché è veloce, forse perché parte 15 metri avanti. Chiamalo scemo.

Holebas, 6: che scopriamo chiamarsi Cholevas, e che da oggi in poi chiameremo Ebolas. Ne premiamo la bruttezze sconsiderata e il tentativo – peraltro riuscito – di imitare le gesta del suo idolo Bruno Peres: qualche chilometro di campo e vangata a incrociare.

De Sanctis, 5: un ragno su molti gol quasi fatti dell’Inter: insensibile; come se Maradona si bullasse di vincere 115 a 0 contro i bambini del parco. C’è da dire che ogni tanto si ricorda di essere vecchio e sfoggia cali d’attenzione degni di mr. Magoo.

Osvaldo, 3: merita un voto basso perché è Osvaldo. Ne apprezziamo però le continue rovesciate, specialmente quando finiscono – invece che sul pallone – sui denti degli avversari.

Mancini, sv: ha avuto troppo poco tempo per imporre un gioco diverso da quello di Mazzarri. Infatti lascia fuori Kovacic e Icardi, rendendo il gioco della sua Inter identico a quello dell’Inter di WM: inesistente.