“Il doping nel tennis? Quando vedi giocatori come Djokovic disputare match lunghi 5 ore e poi presentarsi in campo, il giorno seguente, con la stessa intensità, è difficile non pensar male. Non sto dicendo che Nole o altri tennisti in particolare si dopino, questo non lo so. Ma a me vengono dei dubbi, quando vedi certi recuperi incredibili”.
Gianluigi Quinzi, fresco vincitore del torno juniores di Wimbledon, ha deciso di entrare immediatamente a gamba tesa contro alcuni suoi colleghi “leggermente” più quotati. Si parla di doping, ma le parole utilizzate sono pesanti e poco ponderate e certamente faranno arrabbiare sia il serbo che molti altri professionisti della racchetta. Frasi forse troppo superficiali che arrivano giusto dopo quelle di Nole, improntate inversamente ad applaudire la notevole impresa del giovane italiano sull’erbetta londinese. Insomma… uno tende la mano e l’altro risponde con un pugno in pieno viso. Non una grande scelta per il giovane italiano. Soprattutto senza prove, con commenti gratuiti e dall’alto di non si sa quale esperienza nel circuito.
Forse, in alcuni casi, sarebbe opportuno mordersi la lingua o raccogliere delle minime prove prima di sparare a zero nel mucchio. Le illazioni, i commenti gratuiti, le osservazioni ingenue non aiuteranno né il tennis, né l’inserimento del giovane Quinzi nel mondo del professionismo. Caro Gianluigi, ecco un consiglio spassionato: prima di entrare con la gamba a martello bisognerebbe almeno prendere lezioni private da Paolo Montero o si rischia di fare una bruttissima figuraccia…
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