Andrea Agnelli decide di dare il benvenuto a Erik Thohir con un bel messaggino su Facebook: “La capitale indonesiana ribattezzata oggi 15 ottobre… non più Jakarta ma Jakartone”. Che battuta fine, che spirito giovale, che sottile calembour! Il Fonzie della Mole delizia così i tifosi, juventini e no, sfoggiando le sue inaspettate doti umoristiche.
Un maldestro tentativo di portare avanti lo stile di famiglia: lo zio Gianni l’umorismo lo praticava con gioia, ne era portatore sano, e quell’umorismo un po’ ci manca:
“Le scorrettezze di Couto sono così solari, così facili e belle da fischiare, che se fossi un arbitro gli darei una medaglia” diceva dell’ex difensore portoghese; e parlando di Marcello Lippi: “Il più bel prodotto di Viareggio. Dopo Stefania Sandrelli, s’intende”.
Uno che sapeva prendere in giro anche sé stesso, l’Avvocato; dopo la sconfitta della sua Juve contro l’Amburgo, in finale di Coppa Campioni, nei primi anni ’80, disse: “Non è successo niente, questi tedeschi ci hanno insegnato a leggere e a scrivere”.
Ma non facciamo gli juventini per forza: ricordiamo con nostalgia anche Peppino Prisco.
“Se stringo la mano a un milanista mi lavo le mani, se stringo la mano a uno juventino mi conto le dita” (sì, tifiamo Juve e ridiamo)
“A Milano esistono due squadre: l’Inter e la primavera dell’Inter”.
Ecco, insomma: tutto questo per dire che le battute di Andrea Agnelli fanno cagare.
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