Le interviste di Mourinho sono sempre sibilline, figlie di una dietrologia linguistica capace di uccidere ogni forma di sincerità. Non sai mai se effettivamente creda in quello che sta dicendo o, semplicemente, vuole prenderti per i fondelli (che fa rima con Prandelli): “La Nazionale italiana ha giocatori di talento, ha l’esperienza, ha il savoir faire per affrontare certi momenti così importanti”. Una frase che non sembra avere nulla d’ironico se non per quel -savoir faire- che stona come un gong in un concerto di archi.
Definireste mai Cassano e Balotelli dotati di savoir faire? Probabilmente solo se doveste comporre una frase in cui vi si chiede di scrivere un esempio di ossimoro. Per non parlare di Chiellini, Paletta o Thiago Motta che non si distinguono certamente per la gentilezza dei modi o per l’eleganza delle movenze. E poi, a dirla tutta, le parole francesi, che ricordano il galateo, non ci sono mai piaciute, risuonano biforcute alle nostre orecchie italianissime (almeno quando si parla di calcio, vini o formaggi). E questo Mourinho lo sa perfettamente.
Inghilterra e Uruguay sono due squadre che ci fanno paura e che rendono il nostro girone uno dei più ardui dell’intero Mondiale. Ricordando però cosa accadde quattro anni (eliminati dalla Slovacchia) non possiamo che esserne felici, almeno potremmo cadere salvando gli onori della patria. In Sudafrica non mostrammo molto savoir faire del resto.
Per cui direi che non possiamo far altro che fare gli scongiuri, tifare come ossessi e accompagnare con i gesti più scaramantici dichiarazioni come quelle dell’allenatore portoghese. Palle di cuoio, visto il nome d’acciaio, si mette a disposizione per chiunque voglia tastarne l’affidabilità come portafortuna. Forza ragazzi. Noi siamo con voi.