La Giamaica si evolve: dalla Maria alla provetta per i velocisti.

Tra meno di un mese scattano i mondiali di Atletica a Mosca e nessuno avrebbe mai immaginato un uragano di queste dimensioni. Una furia “doping” capace di spazzare via gran parte della credibilità di uno sport che, a parte Bolt, aveva disperatamente bisogno di facce pulite per tornare a conquistare la gente oltre l’appuntamento olimpico classico.

La Giamaica, nota a tutti per una religiosa dipendenza alla Maria, ha voluto evolversi trasformando il fumo gassoso in liquido da iniettarsi. Sempre di sballo si tratta anche se le ripercussioni nell’universo dell’atletica professionista sono di una gravità incalcolabile. In realtà qualcuno lo aveva già suggerito: una nazione di sole due milioni di persone capace di produrre una quantità di velocisti impressionante non era una cosa molto normale. Ora Asafa Powell e Nesta Carter (le due figure principali fermate per la positività) rappresenteranno un marciume devastante e dilagante i cui confini sembrano assai larghi…

L’altro filone è quello americano. Tyson Gay, il principale antagonista di Usain Bolt, è risultato anch’egli positivo a controlli effettuati in maggio. Ammissione di colpa immediata e scuse alla comunità: “mi sono fidato delle persone sbagliate”. Il solito piagnisteo da coccodrillo malinconico. Un’altra figura di merda per l’atletica americana già scossa in passato da casi simili.

Due considerazioni finali:

– Usain Bolt ha detto: “controllatemi quando volete!”. Speriamo davvero che almeno lui sia estraneo a questa faccenda imbarazzante.

– Nel’atletica i controlli antidoping si fanno e sono rigorosi. Dovrebbe essere così per ogni sport, calcio compreso.

 

 

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