Poco dopo il 30′ si scatena l’inferno a Istanbul. Una marea di ghiaccio e neve si abbatte sulla capitale turca inondando il campo di una patina bianca che, a detta di molti, non è ghiaccio e tantomeno neve (cos’è allora???? La forfora da parrucchino????). Una sorta di nuova specie atmosferica scoperta ieri dai delegati Champions, sempre più utili sui vari campi d’Europa per entità strane come la famiglia Giuliacci.
La tentazione di fare dei pupazzi di neve; la voglia di seppellire Felipe Melo sotto il nevischio; la richiesta di Buffon di una tachipirina per combattere i primi sintomi della febbre. Tutti sintomi che avevano anticipato ciò che sarebbe accaduto di lì a qualche minuto. Eppure il motivo per la sospensione è un altro. Uno shock anche per Conte che ha visto i capelli sobbalzare dal cuoio capelluto e ribellarsi al trapianto. L’arbitro, un portoghese rigoroso come Proenca, non ha potuto che prendere dei provvedimenti per far dimenticare a tutti ciò che si era appena visto: un dribbling riuscito di Chiellini intorno al 25′, una visione degna di X-Files o dei misteri dell’occulto.
Non è servito a nulla cambiare pallone. L’arancione/rosso del “Super Tele” ha messo più ansia nella testa dei telespettatori e dei tifosi presenti allo stadio. Quell’immagine è rimasta scolpita nella mente come una pietra miliare per il futuro dell’umanità. Fortunatamente non è scaturito un gol da questo miracolo del maltempo. Sarebbe partita una rivoluzione civile mondiale da un fatto del genere: la molla che avrebbe cambiato la mentalità della gente, tutto sarebbe stato possibile in questo folle mondo.
Oggi si riprende alle 14. La speranza è quella di aver cancellato quest’immagine utopica che tutto illude e rende possibile. La realtà è un’altra. I dribbling non sono per tutti: un messaggio, forte e chiaro, che l’arbitro e la UEFA hanno voluto comunicare in una partita così tesa. Giorgio, non farlo più. Abbiamo un cuore debole e i sogni delicati.
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