Trieste, Europa League – L’Udinese è come una bella donna impaziente e vogliosa: è una bomba quando si arriva al dunque, ma non ama i preliminari. E così i bianconeri rischiano di farsi eliminare dalle coppe europee già in agosto, per il terzo anno consecutivo.
La partita contro lo Slovan Liberec finisce 1-3, ma ancora non abbiamo capito come ciò sia potuto accadere. Insomma, parliamoci chiaro: quella ceca è una squadra di pipponi che ha visto palla tre volte in tutta la gara; solo che in quelle tre volte ha trovato tre gol, grazie a tre giocatori, tutti concordi nello scegliere la stessa serata per trovare il tiro che vale una carriera.
Le luci della Rybalka si accendono dopo un quarto d’ora, quando il centrocampista ucraino morde le caviglie di Allan e spara un caciottone fulminante dai 25 metri che fulmina Kelava (ancora intento a lavare con Ava). La squadra di Guidolin aveva già trovato una traversa e spreca poi parecchie palle davanti al portiere, così ci vogliono altri venti minuti di assedio per trovare il pari, con Gabriel Silva che se avesse sbagliato il gol a cinque centimetri dalla porta sarebbe stato sbranato dal Friuli tutto (la regione, non lo stadio).
Anche nel secondo tempo l’Udinese domina, ma apprezza il sadomaso, così prende altri due pali e altri due gol: Basta e Danilo non sono attaccanti e, dannazione, si nota quando sparano di testa sui legni staccando soli soletti in mezzo all’area (perché, lo ribadiamo, quelli dello Slovan sono davvero delle seghe); d’altro canto, al Liberec mancherà pure il talento ma non certo una buona dose di culo. Altri due tiri – uno in contropiede e un’altra legna da fuori – e ancora due gol.
Ci scrive @andret71 su Twitter: “Dite a Guidolin che il 3-5-2 prevede lo stesso un portiere.”
E in effetti Kelava proprio non ne prende una, al contrario del collega Kovar che si è prodigato in paratone plastiche neanche fosse Lev Jasin.
Al ritorno servirà un 0-3 secco per i friulani: non un’impresa impossibile, sperando in un pelo di sfiga in meno e in un pelo di figa in più (metaforicamente parlando, s’intende).
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