Ecco spiegate le lacrime di Balotelli.

Perché Mario Balotelli piange?

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Ce lo siamo chiesti e, dopo lunghe riflessioni (circa 8 secondi), abbiamo capito perché Mario si è reso protagonista di questa brutta imitazione di un coccodrillo bresciano. La risposta è da ricercare nell’acqua che scorre da una doccia; da un metro (bisogna usare proprio questo termine) di paragone che ha messo in luce una dimensiona inaspettata e ridotta; dalla maggior prospettiva di realizzazione che Clarence Seedorf gli ha mostrato al termine del primo allenamento con i rossoneri.

Il nuovo mister ha cambiato radicalmente il gioco del Milan ma soprattutto ha stupito chi ancora aveva dei dubbi sulla sua autorità. Tutti zitti e mosche che non volano durante gli allenamenti, sguardo in basso e scuotimenti di testa. L’olandese ha deciso di ristabilire le gerarchie in maniera esplicita, senza fronzoli o cervellotiche psicologie. La chiarezza (un po’ più scura in questo caso) sta alla base della nuova gestione di Milanello, gli occhi non sanno mentire.

Mario, alla fine della sconfitta di Napoli, aveva ancora in mente l’immagine indelebile della propria mancanza. Non riuscire a buttarla dentro ha messo in luce una défaillance che ormai rappresenta un nervo più che scoperto: un momento di debolezza e di mancamento, un cedimento verticale che ha fatto disperare l’attaccante della nazionale, in dubbio verso sè stesso. Questo giustificherebbe anche il ritorno di fiamma verso la Fico: il simbolo di un gol riuscito in maniera incontrovertibile, testimoniato dalla povera Pia. Insomma, per rivedere il vero Balotelli, dobbiamo aspettare che segni un nuovo gol, una nuova penetrazione in area con sfondamento della rete. Allora, forse, il fantasma scomparirà dal suo cervello, così come Seedorf e i suoi metodi unici ed efficaci.