Una storia strana, quella di Frank De Boer. Strana, ma paradossalmente non insolita: è la storia di quasi ogni allenatore che sieda o si sia seduto su una panchina di Serie A. In Italia, si sa, sia tutti un po’ mister: sul divano di casa siedono migliaia di Helenio Herrera che, per una serie di sfortunati eventi, ora fanno l’idraulico, la parrucchiera, il presidente di Mediaset, lo speaker in radio, la controfigura di Zazzaroni, o – quando va bene – il presidente del consiglio. In Italia, tutti sapremmo fare di meglio dell’allenatore della squadra che sta perdendo, e che noi stiamo guardando in TV.
Succede ovviamente anche a De Boer, che fino a due giorni fa era considerato un usurpatore della mancinica panca (per i più delicati), se non addirittura un parassita della società Inter, uno che gli dovremmo togliere lo stipendio per abbassare le tasse agli italiani e aiutare le famiglie che non arrivano a fine mese. Da ieri sera, però, l’ex terzino del Barcellona è diventato il nuovo Mourinho, il nuovo Bearzot, l’incarnazione di Giuseppe Garibaldi, il figlio non riconosciuto di Alessandro Magno e Madre Teresa di Calcutta.
Cos’è successo nel frattempo?
Andiamo per gradi, e ricostruiamo tutta la storia
Da Roberto a Frank, ovvero di come De Boer è diventato allenatore dell’Inter senza neanche avere il tempo di finire la colazione
Il 9 agosto 2016 succede qualcosa che molti avevano annusato, ma che nessuno si sarebbe aspettato con queste tempistiche: Roberto Mancini si dimette (viene esonerato?) dal ruolo di allenatore del Football Club Internazionale e al suo posto viene tempestivamente chiamato Frank De Boer. Che, sul momento, pare stesse gustandosi una tazza di latte caldo coi Cheerios.
Tra i tanti nomi che si erano fatti per la panca nerazzura, quello di De Boer è il meno gettonato. Grande calciatore, il buon vecchio, Frank; ma come allenatore è quasi sconosciuto: vince tre campionati e mezzo e conquista due secondi posti con l’Ajax, ma l’Eredivisie chi se la fila? Vedere il neerlandese in Italia è una sorpresa per tutti.
De Boer è un vero e proprio oggetto del mistero, e tutti aspettano con ansia l’inizio del campionato.
Si stava meglio quando si stava peggio, ovvero De Boer sei una sega
L’inizio è traumatico: l’Inter perde 2-0 a Verona, contro il Chievo. Non proprio il Real Madrid. E Frank è già sul banco degli imputati.
La seconda partita si gioca in casa contro il modesto Palermo, una delle squadre favoritissime ad arrivare ultima in campionato. Finisce 1-1 e più d’una persona – anche quelle che di calcio ne sanno quanto di esegesi aristotelica – esprimono forti dubbi sull’allenatore: ma non era meglio Mancini? Ma che senso ha cambiare mister a due settimane dall’inizio del campionato? Ma questo da dove viene fuori? Ma in Olanda esiste ancora il campionato di calcio? E i marò?
Dopo la pausa per le nazionali, arriva la terza partita, stavolta in casa del Pescara. I milanesi vanno sotto di un gol, ma riescono a rimontare e alla fine s’impongono fortunosamente per 1-2. Però il Pescara è pure sempre il Pescara e insomma non si può mica rischiare così che l’Inter è sempre l’Inter e vabbè che pare una squadra di bolliti ma l’allenatore deve essere bravo a gestire le situazioni e io magari avrei fatto giocare mica Medel che c’ha i guardrail al posto dei piedi e Kondogbia dov’è finito e il mercato è stato insoddisfacente ma Conte ha vinto il campionato con Matri e Giovinco e quando c’era lui i treni arrivavano in orario. Tutto rigorosamente senza punteggiatura e senza prendere fiato.
Il peggio, però, deve ancora arrivare. Perché arriva l’Europa league, e con essa una partita contro una squdra di alcolisti anonimi tifosi del Milan: l’Hapoel Beer Sheva. Che dicono giochi in Israele, ma il tifoso medio non saprebbe trovare Israele neanche sulla cartina di Israele, figuriamoci se non si aspetta di vincere 12-0 contro una squadra che non è manco in grado di pronunciare.
L’Inter, però, contro il Beer Sheva perde 0-3, in casa. E qui si scatena il putiferio. “De Boer sei una sega” è l’insulto più leggero che si è sentito in quei giorni. Gliel’ha detto suo figlio, per tirargli su il morale.
Poi la svolta.
Se ti capita di battere la Juve, ovvero De Boer sei un eroe
Arriva Inter-Juve, e l’Inter non batte la Juve al Meazza dal 2010. Sei anni sono tanti, specialmente per una squadra che è passata da vincere tutto a faticare a raggiungere la qualificazione a una qualsiasi coppa europea, mentre l’altra è passata dalla B a cinque scudetti di fila. Per un tifoso è dura da digerire.
Il derby d’Italia può essere uno snodo importante per lo scudetto, e spesso è la partita che condiziona una stagione. Sfida storica, sempre affascinante qualunque siano le posizioni in classifica delle due squadre. Una delle sfide topiche del campionato.
E insomma capita che l’Inter vince 2-1, in rimonta, come contro il Pescara. Solo che questa volta l’avversario è la Juventus, e la differenza non ve la devo dire io. Banega gira bene, Santon fa un partitone (non succedeva dalla tedesca con gli amici delle medie nel ’99), Icardi è implacabile e Perisic entra a spaccare la partita. I nerazzurri, dopo una serie di partite di merda, giocano ordinatamente e vincono un match importante. E se vinci contro la Juve, non puoi essere che l’allenatore più bravo del mondo.
Persino Moratti ha commentato “De Boer ha personalità!”. Lui che 2 giorni prima aveva detto: “De Boer è ingiudicabile”.
Se prima non capivi un cazzo, ora sei chiaramente un genio. E un eroe nazionale, perché in Italia chi non è juventino è antijuventino, e se batti la Juventus fai contenti un po’ tutti. Ti ostini a mettere in campo Felipe Melo e rischi di sputtanarti tutto a due secondi dai tre fischi, finendo la partita in 10? Poco male. Se ti va di culo e la chiudi, sei un idolo indiscusso.
Almeno fino al ritorno contro il Beer Sheva.
Morale
In Italia basta davvero poco per passare dalle stalle alle stelle, ma altrettanto basta per tornare con un tuffo carpiato con la faccia nella merda. Se De Boer non era una sega prima, non è un genio adesso: i conti si faranno a fine campionato. L’importante, a questo punto della stagione, è che i tifosi dell’Inter non si accontentino di aver vinto una volta contro la Juve.