Dopo il primo set della finale, Novak Djokovic sembrava un pugile alle corde subissato di montanti, ganci e diretti. In una ventina di minuti Federer gli aveva rifilato un emblematico 6-0 mettendo una seria ipoteca sul torneo americano.
Si tratta della quinta vittoria in carriera di Federer a Cincinnati, forse quella più netta e impressionante. Lo svizzero, infatti, ha mostrato un’autorevolezza tale da non sembrare affatto un trentunenne che attraversa l’ultima parte della sua fenomenale carriera. Roger, quindi, si presenta ai nastri di partenza degli Us Open come il favorito principale alla vittoria finale dopo essersi nuovamente seduto, con grande saldezza, sul trono del tennis mondiale.
Nel secondo set Nole ha provato a raddrizzare il match, ma non ha mai dato l’impressione di poter rovesciare le sorti di una partita segnata. Gli sguardi e gli atteggiamenti in campo del serbo hanno sottolineato una difficoltà che dura ormai da dodici mesi e non solo contro re Roger ma anche con Murray, fortunatamente ancora troppo discontinuo per insediare la sua seconda posizione in classifica.
Rimane il fatto che, nel giro di un anno, le gerarchie del tennis mondiale si sono rovesciate grazie ad un Federer rinato, pronto a essere protagonista del proscenio internazionale per l’ennesima volta. Dopo l’anno da dominatore Nole si è risvegliato vulnerabile e in carenza di fiducia, la stessa che gli aveva permesso di imporsi al top delle classifiche ATP.
L’assenza di Nadal apre nuove vie per Flushing Meadows, in vista di semifinali orfane di un probabile protagonista e in attesa di un quarto giocatore che possa mettere in difficoltà i tre favoriti allo slam americano. Sarà Del Potro che vinse il torneo prima della caduta per infortunio? Fish? Berdych?
L’unica certezza è la forza ritrovata di Re Roger che non ha nessuna intenzione di abdicare e passare il trono ai tennisti costretti a guardarlo ancora dal basso verso l’alto.
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