Anche il mondo del calcio ha la sua lingua, che come ogni lingua si evolve e lascia dietro di sé termini non più utili allo scopo (forse…). Facciamone una piccola carrellata.
Bandiera: dicesi “bandiera” un calciatore-simbolo di una squadra, quello che ci milita per anni e ne diventa fedele come a una famiglia. Il termine sta cadendo in disuso semplicemente perché di giocatori così ce ne sono sempre meno.
Centravanti: l’attaccante centrale, semplicemente. Che pian piano è diventato la prima punta.
Contropiede: colui che ha affossato il contropiede è il grande maestro Arrigo Sacchi, che oltre alla difesa a zona ha portato nel nostro calcio anche le ripartenze. Da dove poi partano e per dove, ancora non c’è dato saperlo.
Coppa dei campioni: dagli anni ’90 chiamata in tutta Europa Champions League; è uno dei casi più interessanti di competizione che cambia nome per mantenere lo stesso nome, ma tradotto in un’altra lingua.
Libero: che non è la compagnia telefonica. Il libero muore col superamento della versione classica della difesa a zona sacchiana (citata poc’anzi), che prevedeva un Baresi qualsiasi non vincolato da obblighi di marcatura, ma investito da quelli d’impostazione.
Pallonetto: talvolta detto anche palombella. Il termine scompare quasi definitivamente nel 2000, quando Francesco Totti calcia il famoso rigore a cucchiaio contro i Paesi Bassi; da quel momento in poi il pallonetto scompare dal mondo del calcio e torna utile solo per mangiare la minestra.
Shoot out: una porcheria americana che si usava solo nel trofeo Birra Moretti. Non vi serve sapere altro.
Silver gol: una semi-porcheria. Praticamente il golden gol a metà (se segni nei supplementari, non vinci subito, ma aspettiamo la fine del primo tempo).
Traversone: più che un grosso palo sopra la porta, un lancio alto a cercare i compagni in area. Praticamente un cross.
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