Che il progetto Juve fosse ambizioso lo avevamo già capito, ma che contemplasse una scuola per i giovani ragazzi reclutati nelle varie squadre giovanili ancora no. Un’idea da sostenere sicuramente perché volta ad evitare che i calciatori del futuro assomiglino a Bobo Vieri o siano capre come Antonio Cassano. Obiettivo coraggioso vista la storica litigiosità tra il campo e il banco, tra l’erba e la matita, tra il pallone e la matematica.
La costituzione di una scuola privata per i tesserati non è una novità. In Europa è una pratica lungamente estesa e solo in Italia non aveva ancora trovato terreno fertile. Un fatto sottolineato anche da Beppe Marotta, intervenuto all’inaugurazione della struttura: “Il nostro è solo un contributo per fare diventare normale ciò che in Italia è straordinario, come la frequenza a scuola, perché all’estero funziona così praticamente ovunque. Siamo i primi in Italia con questa esperienza, ma il nostro Paese è ancora il fanalino di coda“.
Si tratta di un liceo vero e proprio, con una denominazione particolarmente cervellotica e degna del miglior Bartezzaghi: “Scientifico delle scienze applicate”. La sua validità è ampiamente riconosciuta dalle autorità scolastiche italiane e da molti organi europei e internazionali (vista la molteplice presenza di giovani calciatori stranieri nel club). Una scuola all’avanguardia dove i libri cartacei vengono sostituiti dai dispositivi elettronici e dove l’appello viene fatto con il registro digitale.
Marotta ha poi dichiarato: “In un momento in cui si parla tanto di fair play è giusto assumersi questa responsabilità sociale, perché in Italia c’é la grossa lacuna di coniugare l’attività sportiva con quella agonistica. Sono rarissimi i calciatori professionisti laureati. L’etica sportiva sarà di sicuro una delle materie che insegneremo”.
Combattere il luogo comune che vede i calciatori a loro agio sull’erba, vista la loro propensione ad assomigliare a caproni ignoranti è un’azione lodevole, soprattutto tenendo conto del fatto che non tutti i giovani ragazzi seduti nei banchi bianconeri potranno diventare, in un futuro prossimo, calciatori affermati e ben pagati.
Forse verrà un giorno in cui potremmo assistere a conferenze stampa simili a simposi o ad interviste fatte come Dio comanda, senza sproloqui o gravi errori grammaticali. Un primo passo verso la decenza comunicativa rappresenta un altro motivo di vanto per la squadra bianconera, questa volta da riconoscere anche se non si è gobbi nell’anima.
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