Juve-Barça, il giorno dopo.

Il giorno dopo Juve-Barça ci si può lasciar andare a qualche considerazione di rito, a freddo, su quanto l’ultima finale di Champions League ci lascia in eredità.

1) Luis Enrique ha vinto la Coppa da allenatore. Per davvero. Anzi, di più: ha fatto la tripletta e rischia seriamente, nell’anno solare, di vincere tutto il vincibile (comprese Supercoppa ed ex Intercontinentale). L’uomo che tanto male aveva fatto a Roma con la Maggica s’è preso la sua rivincita sull’Italia, e se qualcuno dice che con quella squadra la Champions la poteva vincere anche Oronzo Canà… beh, cribbio, non ha tutti i torti… E questo per dimostrare una volta di più che una vera giustizia calcistica non c’è.

2) La Juventus esce a testa altissima da una partita che poteva diventare come Italia-Spagna nella finale dell’ultimo Europeo: una sassaiola. A testa altissima, è vero; ma stando belli dritti si rischia pure di prendere un calcio sui maroni, e così in effetti è andata. Onore ai bianconeri, che si ritrovano comunque in saccoccia una badilata di soldi in più e con un mercato oculato (ieri s’è sentita pesantemente l’assenza di un vice Tevez, per dire) ripartiranno l’anno prossimo con rinnovate ambizioni. Speriamo in intatto culo nei sorteggi.

3) Dobbiamo iniziare a smetterla di lamentarci così violentemente (e spesso immotivatamente) degli arbitri italiani. L’arbitraggio di ieri ci ha fatto vedere davvero cose turche; tralasciando il rigore su Pogba – che rimane dubbissimo -, i fischi dati e mancati si bilanciano in maniera perfetta. E sbajata!

4) Padoin non ha vinto la Champions League, fatto che lo avrebbe lanciato nell’Olimpo di tutti i Simone Barone della storia del calcio. Non è accaduto, e questo ci rende tristi.

5) Dani Alves è davvero stronzo. Neymar è davvero odioso. Suarez è davvero brutto (e stronzo). Però, maiala la vacca, sono forti. E se ne hanno altri 8 di altrettanto forti – o di più – che giocano con loro, pigliarla in culo è un attimo.