La speranza viva, l’orgoglio punzecchiato e la voglia di tornare tra le grandi; di tornare grandi, in fondo. Di tutto questo, un bel cazzo. Ka notte giallorossa è fonda come la fossa delle Marianne: Totti e co- ci provano, corrono, si sbattono, ma vengono battuti e sbattuti da un Manchester City sornione e letale.
Roma-City finisce con un deciso 2-0 a favore degli inglesi, anche se il risultato è un po’ bugiardo. Per un’ora i ragazzi di Garcia meriterebbero il vantaggio: Gervinho fa sguscia tra i difensori come un biscia tra le alghe ma non punge, Ljajic a tratti sembra Ronaldo ma tira sempre fuori, Nainggolan è un rullo compressore ma spara sempre sul portiere. Dall’altra parte gli azzurri di Pellegrini non sono poi così pellegrini: attendono, gestiscono, manovrano e colpiscono quando ne hanno l’occasione.
Forse Mangala non vale 40 milioni, ma tiene in piedi la difesa; assieme a lui un Demichelis baciato dalla fortuna (salva due volte praticamente per sbaglio su destro). Forse Ebolas si chiama Holebas, o forse Cholevas; forse Manolas non è Manolo e non ha mano per una manita, però è sfigato come pochi quando prende un palo pieno con un colpo di testa perfetto sugli sviluppi di un corner. Forse Nasri è sopravvalutato come molti dicono, ma quando c’è da freddare una Roma nel momento migliore della partita, lo fa con una perla.
Ed è un pirla Rudi Garcia a togliere Ljajic quando stava dando il meglio, ma forse la sconfitta è colpa di un rigore non dato (perché, fondamentalmente, non c’era). O forse è colpa del fatto che una vera grande chiude le partite e manda tutti a casa: così ci pensa Zabaleta, che forse non è Zalayeta e non mangia zabaione, ma segna il gol del raddoppio e dà la buonanotte a tutti (anche a quei tifosi, romanisti per lo più, che avevano già lasciato lo stadio).
Roma-City è una partita di rimpianti, non solo per i tifosi giallorossi. L’Italia poteva avere 2 squadre in Champions e 4 in Europa league; ne avrà una di qua e 5 di là: meglio averle che non averle, ma non è la stessa cosa.