Più che un articolo sembra una barzelletta, ma alla fine è tutto vero. Domenica il Cagliari ha giocato la prima gara casalinga a Quartu Sant’Elena (stadio “Is Arenas”), dopo mesi di lavori serrati e varie incomprensioni con la Lega Calcio per l’avallo e i permessi definitivi. Il risultato finale (1-1 con l’Atalanta di Colantuono) è scaturito da una gara piena di colpi di scena e una sofferenza indicibile per i tifosi sardi, costretti a osservare i loro beniamini dal salotto di casa.
La partita, infatti, si è giocata a porte chiuse e solo alcuni prescelti hanno potuto sedersi sulle strutture in tubi innocenti erette alla periferia del capoluogo isolano. Tra questi vi era il presidentissimo del Cagliari, Massimo Cellino, uno dei personaggi più particolari (eufemismo) dell’intero movimento calcistico italiano da quando acquisì, nel 1992, la squadra rossoblù.
Una delle caratteristiche principali del proprietario del Cagliari è la scaramanzia. I tanti accorgimenti presi in questi anni vanno a comporre una lista corposa che meriterebbe un articolo a sé. Eccone alcuni: le bandane distribuite sugli spalti, i vestiti viola contro il nefasto venerdì 17, la stessa posizione in tribuna al Sant’Elia mantenuta per anni o la visione del match dal sottopassaggio, oltre alle varie benedizioni del vescovo e gli amuleti conservati con grande attenzione.
Dopo i due rigori sbagliati contro l’Atalanta (Larrivey e Conti) e le numerose occasioni da rete buttate al vento, si poteva ipotizzare un ritorno veloce e rapido a Trieste. Solo il pareggio in extremis di Ekdal ha allontanato parte di questi fantasmi facendo cambiare parzialmente idea al presidente: “Rigori sbagliati? Serve una tonnellata di sale anti jella”.
Battuta innocente? può darsi. Eppure la soluzione salina è già stata ampiamente utilizzata da Cellino che ne ha gettato a iosa nel Sant’Elia nei suoi vent’anni di gestione. Alla fine, per capire quale sarà il futuro del nuovo “Is Arenas”, bisognerà aspettare la sfida casalinga con la Roma (nella quarta giornata), sperando di non assistere ad altri errori dal dischetto. Magari si potrebbe iniziare dando a Larrivey una ramazza e invitandolo così a trovare la sua strada nella vita, sicuramente lontana dai campi di calcio, compreso lo stadio di Quartu.
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