Alessandro Matri è il nuovo attaccante della Fiorentina e, sotto l’egida di Montella, cerca un nuovo riscatto. Manco fosse un affiliato all’anonima sequestri. Certo è che, dopo le figure barbine delle ultime stagioni, urge un cambiamento immediato. La fiducia che aleggia sulla sua capacità di essere un infallibile cecchino è in caduta libera. Il suo fucile, spesso scarico, non sembra più in quadro d’impallinare i portieri avversari e a Firenze si è alzato più di un sopracciglio alla notizia del suo arrivo.
Di certo c’è solo un fatto: se dovesse tornare l’attaccante prolifico di Cagliari, o il giocatore decente della prima stagione alla Juve, tutto riacquisterebbe un senso nella sua carriera (nonché rappresentare l’ennesimo geniale colpo di mercato della viola). In caso contrario assisteremmo al suo declino finale, alla conclusione di una mesta parabola calcistica che ha avuto, tanto tempo prima, degli apici interessanti ma inconcludenti.
Matri non ha dubbi nel ringraziare il Milan per averlo lasciato andare a giocare a Firenze. “Ringrazio il Milan che mi ha dato la possibilità di venir qua e la famiglia Della Valle per lo sforzo fatto nell’accontentarmi per i prossimi sei mesi. Non è facile lasciare una squadra come il Milan dopo appena sei mesi. Se sono qui è per le motivazioni. Voglio riaccendere il motore e tornare ai miei livelli” ma non sa che a Milanello stanno ancora brindando, e non solo per la cacciata di Allegri e l’arrivo di Seedorf.
Vedremo, però, chi sarà a brinderà a fine stagione; Matri ci prova, almeno fino al ritorno di Gomez e Rossi.
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